Piero come compare nei miei romanzi… il ricordo… in ogni trama… è andato spesso a lui…
… Magari incassato e mimetizzato dietro quel van Gogh? Nicotrain se lo sentiva nel sestosenso che era un van Gogh doc. Quanti euro o lire pezzalculo poteva valere? Quadri, quadri, quadri – non era un Previati doc quello? e quel nudo? un doc Schiele squisitamente, come direbbero a Napoli, doce doce nel segno e nel soggetto, e quello, diomio, era un Giangaspro, era il Lincoln, uno dei “ferri”, non tela ma lamiera battuta, fiammossidricata, a strati sovrapposti con incursioni tridimensionali di dettagli in fildiferro e cesure tondolinee ormai d’après-fontana e già fontana-falck – a colmare ogni angolo libero alle pareti e del salone e di tutti gli altri ambienti, c’era di nuovo da giurarci, a dormire s’andava non in una camera ma in un’ala del Poldi Pezzoli, e per i perversi niente magie di specchi al soffitto ma una robusta rassegna rubensiana.
[L’organigramma, parte seconda “Nera ruera in Danimarca”, p 306]
…aspetta, Max, aspetta… i quadri e i disegni di Piero… quelli possono valere… ma ce ne sono tanti in giro… e poi Piero non è ancora un classico per la finarte e consorelle… Piero non credo sia quotato granché alla borsa dell’arte… maccome?!… due trafficoni d’arte che non riescono a procurarsi un pierogiangaspro?… quelli che ho in casa sono perlopiù regali di Piero… litografie… numerate sì ma non rare… basta aprire i cordoni della borsa… e i quadri belli a Piero non ho mai osato chiederglieli… perché in tasca non ne avevo… ma soprattutto perché mi avrebbe fatto lo sconto d’amico mentre a lui la lira gli serviva tutta… il Giudice… il Giudice ce l’ho ancora qui… con gli occhiali a tre lenti… altro che giustizia strabica… giustizia poterocentrica… è l’occhio di mezzo che controlla la bilancia… ma allora cristodundio che minchia mai volevano da me per mettermi in gola e in culo la canna del gas… anzi, il gasometro di Si… diosantissimo… non sarà mica… cazzosanto non mi è mai venuto in mente… forse perché era di Piero quel disegno… è stato sempre in casa di Piero… solo alla sua morte Piero me l’ha lasciato in ricordo… il disegno di Piero… no… non un disegno suo… il disegno di mano di Mario finito in dono nelle mani di Piero… il disegno di Sironi!…
…
Max… Max… dioeureka… è come se l’araba fenice in un amen mi sia risorta dentro… rinata da un lembo di nirvana… Ecco cosa Pigreco vuole… voleva… Le palle me le rigioco sì… cazzo se me le gioco… un sironi!… un unicum!… e Sironi la sua quotazione ce l’ha… cristo se ce l’ha… sai che Piero l’ha conosciuto Sironi… l’ha frequentato… invitato a casa sua… il dono disegno è sgorgato da quell’amicizia… una volta nel suo studio di via Domenichino Sironi lo tirò fuori dal suo album… un disegno fresco fresco fatto da poco… e Piero l’ha sempre tenuto sulla parete principale del salotto quella dove ci sono ancora due suoi ferri… Ferri?!… Te ne ho parlato no?… quadri senza tela fatti interamente di lamiera grezza battuta e brunita con la fiamma ossidrica con elementi tridimensionali saldati sopra sempre in ferro lavorato il tutto incorniciato in una chiamiamola cassetta in legno realizzata sempre dall’artista. Il Giudice era un ferro… quello che mi calamitava di più insieme al Lincoln… una camicia fusa con la lamiera delle costole… il cravattino… il cordino stile texano… un fil di ferro sagomato… i buchi… sì… Piero c’aveva fatto i buchi e li aveva bruciacchiati… effetto eccezionale icastico commovente e coinvolgente… a metà parete lo teneva Piero il sironi verso l’angolo interno… un disegno apparentemente povero semplice… ma è un sironi… quando Piero purtroppo se ne è andato due anni fa me l’ha lasciato nel testamento il sironi… non volevo assolutamente privare la moglie di Piero la Maria Giulia di quel disegno sapevo il valore affettivo artistico enorme che aveva per Piero e per lei… non c’è stato niente da fare la generosità dell’amico per l’amico è sacra e il sironi è entrato nel mio salotto… in realtà te lo confesso io tenevo di più al ferro del Giudice… e oggi ancora di più con quel che m’è capitato… la giustizia più che strabica è… straciclopica… vede solo con la lente di mezzo… quella che le fa comodo… le altre due sono specchietti per le allodolonze… e invece secondo i canoni finarte è quella matita il bene più prezioso di casa mia… quel disegno… quanto può valere? domanda banale Max quasi fuori tema… ma saperlo mi darebbe un’idea di quanto possa essere il valore della mia vita… adesso a più di quarant’anni dalla morte del maestro anche uno schizzo su carta igienica lo porterebbero da Sotheby’s… un collezionista un sironifan si svenerebbe per un inedito… un invisto… Piero mi ha detto che non è mai stato esposto o catalogato… cristo tutto quadra… quadra… magari con uno scarto di trequattordici… ma è una quadratura pazzesca non ci credo quasi… una montagna legale che partorisce un topolino artistico… per quanto Sironi sia un grande artista una sua matita non vale la vita di un uomo cazzo… almeno secondo logica… ma uno con la sifilide del collezionismo ragiona secondo logica?…
[Reduci e radici, pt 4, pp 506-508]
Mauromauri Ideona… ne ho anch’io vedi?… mettiamo d’accordo Gadda e Scorza con un’unica firma… la ciliegiona ’ncoppa… le due ali speciali scortate da due ali pittoriche dedicate al Piero… l’hai visto qualcosa di suo in casa mia… i disegni matita-biroblu-temperazzurra… ma bisognerebbe recuperare i ferri… i ferri… ci vogliono assolutamente i ferri…
Piero Giangaspro il grande amico del Mauromauri findaquando bazzicava la Calusca… l’atelier bohemien del Piero a uno sputo… in via Scaldasole… La fatica del giro di recupero tra i giangcollezionisti sovrasta di granlunga l’onere della trattativa… il Mauromauri non batte ciglio… anche ogni quadro ha il suo prezzo… quel che basta a scardinare il più sanguinoso valore d’affezione… Gadda viene scortato dal Giudice e dal Lincoln e dal Cuore… Scorza dalla P38 e dal Cervello e dai Polmoni… tutti ferri… cosiddetti dal Piero in persona perché lui nel legno non incornicia tela ma lamiera grezza brusada con la fiamma ossidrica e rivestita in strati da altra lamiera e altro legno e ferro a fare una pittura scultura… lo stiacciato giangaspriano… Il ferro più resistente da stanare il Giudice… come dubitarne vista la durezza della legge quando giustizia non è?… il Piero nel suo quadernetto annotarli tutti per bene gli acquirenti delle sue creazioni… il Giudice no… il Giudice assente ingiustificato… perché?… perché è un giudice con occhiali a tre lenti che la legge la svisa?… Così è… cari i miei giudicati… perché mi pare a me e ai pari miei… le sue tracce il Giudice le vuol travisate da chi ne va in cerca… un passaparola da enciclopedia treccani… un portaporta da empire state building… un agopagliare da impallidire un diogene sarto… ma alla fine il Giudice eccotelo alla sbarra… perché è a una barra di ottimo ottone che il Pollastri li incatenella a spenzolare i ferri del Piero sopra la triglobe dell’ala speciale…
[Shadimahdi, pt 1, cap 3, p 224]
La Liliana cavallimpazza sempre… Chi mi legge quest’opera?… lei signor Amadori che c’ha il fratello altolocato a Brera?… lei signor Polloni o devo chiamarla Pollock tante sono le macchie cromatiche della sua divisa quotidiana?… su su sveltini… guardino come sono svelta io!… allora cosa ne dicono loro di questo Piero così stupendo… così stupendo… questa luce zenitale che scende dall’alto e illumina tutto… non gliela suggerisce una realtà serena logica… non crea un mondo di semidei?… un Signorelli saprei farlo anch’io ma questo Piero mi… mi… non so… mi fa morire… lei cosa ne dice signor Riva all’ultimo banco dell’ultima fila?… e lei signor Marinoni… lei almeno si agghinda in modo decente… solo quel panciotto un po’… eccentrico… ecco… ma oggi la vedo sento un po’ apatico… cos’è?… c’è andato a Lentate a comprarselo il panciotto con la sua bicicletta e oggi è spompato?… eeh… le so io le cose… le so… lei crede signor Butti che Piero l’avrebbe fatto un naso così alla Madonna di Brera? – sta forse analizzando un Cosmè Tura? –… forse la domanda la dovrei fare al signor Amadori vero?… è lui l’introdotto a Brera… guardino me guardino me… nessuna distrazione… per oggi li lascio con un consiglio d’oro… invece di comprarsi le caramelline con i soldi che la mamma dà loro la domenica si comprino uno Skira… l’accento sulla a mi raccomando… costa solo cinquemila lire…
Narratore Un Piero artista l’Andrea lo incontrerà avanti negli anni… non della Francesca di casato… più umilmente Giangaspro… alla Balza le farebbe balzare la mosca… tutto il nido di mosche api vespe al naso… le giangasprerebbe del tutto l’umore artistico… il Piero un amico che l’Andrea non ha più e gli manca un casino… tanto da fargli venire la voglia di una lettera…
Piero da quant’è che ti conoscevo… ti conosco?… l’amicizia se ne fa un baffo della morte… dai tempi dell’editrice in via Monterosa dunque da… minchia… trent’anni… passati come?… a giro di gomito… colleghi commensali e qualche volta compagni di serata poi… presa io una strada lavorativa diversa… per intervalla laboris… una tua mostra penso di non averla persa… Già… Piero un artista… ti ho scoperto per caso e quasi controvoglia… era passata in redazione scientifica – allora militavo chissà come là… io umanista tra scientifici troppo cinconvoluti per farsi ben capire nella loro astrusa divulgazione e allora io in soccorso a sciacquargli un po’ i panni in Arno e magari nel Lambro che di solventi è ben più ricco –… era passata la Spinazzola con un fascio di litografie acquistabili a prezzo quasi di saldo a beneficio dell’artista che tanto per smentire la bohème navigava in acque magre… Io quanto a magrezza di tasche ti facevo concorrenza sleale… quindi manco a pensarci di metterci le mani… però ricordo che una pensata supponente l’avevo avuta… ma chi cazzo si crede questo qua di venire a vendere la sua arte… arte?… madonna come si sprecano le parole… ma nemmeno artigianato… questo qui magari è un madonnaro… magari lo fosse… Pensa te che coglione che ero… Sai qual era l’oggetto del contendere Piero?… nientemeno che le tue famosissime pere e mele con dentro nel torsolo al posto dei semini un omino e una donnina intenti a inseminarsi… famose già allora tra gli aficionados delle tue cose e famosissime poi tra gli aficionados del poi… tra cui me che delle tue pere Piero ero allora perfettamente all’oscuro… morale le pere e le mele in tiratura limitata andarono a ruba e io mi sono sempre pentito di non averle mai avute in casa essì che ho una parete di pierate splendide… donate e acquistate a prezzo d’amicizia d’artista… ma è come un mazzo senza le due regine rosse… Poi col tempo io neofita dell’ambiente redazionale – ero un neo ex correttore – cominciai a apprezzare quel collega col pizzetto tracagnotto un po’ fauno un po’… Mingus… ecco a chi somigliavi… un Mingus ridotto… cazzo l’originale era sui 140 chili tu la metà… e trequarti d’altezza… arguto pungente colto affascinante nella sua gentilezza e umiltà… Ecco… posso dire forse da amico di averti conosciuto nella tua integra natura… mite tollerante generoso una pasta d’uomo ma di che pasta eri veramente al di là di quella tua corazza caratteriale?… te la imponeva il disagio della civiltà in cui eri costretto a tirare la carretta per portare a casa la michetta che desse energia all’artista che doveva… doveva categoricamente ruttare il suo ruggito… A chi somigliava il Piero vero? al cordiale anfitrione? allo schivo protagonista delle sue esposizioni? allo spettatore coinvolto nel Sessantotto ma non complice?… non complice né per temperamento né per credo… almeno il credo nuovo della nuova ortodossia eretica dei gruppetti… o c’era in te… angelo e diavolo… qualcosa del tuo giudice trinasico… esanariciuto… magari il giudice di Brassens e di Faber?… o qualcosa dei tuoi minotauri guerrieri a biroblu matita morbida e tempera azzurra?… o qualcosa delle tue donne alla Toulouse-Lautrec… magari tu stesso Toulouse?… Domanda retorica vero Piero?… l’artista è la sua arte… la violenza la rabbia la rivalsa… passioni legittime e sante e giuste ma a stento da legittimare e santificare nella prosaicità ingessata della quotidianità… da vivificare quindi beatificare infernare nell’arte… l’arte esibisce l’anima… mette in vetrina la forza delle pulsioni… inziga la curiosità per la verità… Vivere da uomo all’anglosassone vivere nell’arte alla partenopea… la tua ricetta di vita… Come amico ti ho vissuto nella tua longanimità e signorilità come spettatore ti ho goduto nella tua saturnità… a fare da ago della bilancia o cartina di tornasole o cerniera fra Apollo e Efesto la tua ironia talvolta cristallina di Boemia talvolta soda caustica… il bersaglio a ispirarti… lascio indovinare quale la sorte dei politici… I tuoi ferri lo specchio della tua anima bipartizan… la lamiera battuta e domata… la fiamma ossidrica come vernice maramalda… l’incastonatura tridimensionale dei dettagli… la cravatta fildiferriforme del Lincoln… gli occhiali trilentati del Giudice… il colore caldo chiaro frassino della cornice nicchia a contenere in contrasto l’aspro bruciato ruggine della teladiferro… contrasto cromatico e sentimentale…. Piero di ferro… E i tuoi appunti dada… capolavorini caustici e geniali sulle orme e sulla pelle o sulle palle di un grande tuo amico-nemico… Fontana intagliato dai tuoi tagli… chi di lama fer… Piero nella tua luce doppia oro del Reno e oro del Runo… cosa ti riserverà l’ombra della critica e della storia?… Poco in vita meno ancora o più da morto?… Irrilevante… diresti… anch’io si può dire che ho vissuto… da artista… ed è tutto… tanto… Non ho voluto vederti nel letto composto… ho i tuoi quadri le tue figure scomposte nella loro doppia anima… l’ho deciso istintivamente… non m’è venuto di entrare… ho tanti fotogrammi come vedi cui attingere per non perderti… Mi accompagni ancora da dove sei? – dove preferiresti alloggiare? agli Uffizi o al Moma? –… forse ti aspetti ancora da me qualcosa che non è nelle mie corde… qualcosa che hai intravisto… tu solo… e che non traspare… la mia doppia essenza… il mio dipolo animale irrisolto… tu uomo artista io uomo senz’arte… la parte no… c’è… uguale per entrambi… la parte da cui stare perché schierare ci si deve a sto mondo sghembo… il sindacato degli artisti per te il sindacato dei redattori per me… Hai mai sentito di qualche redattore artista?… uno forse… Eco… minchia che lapsus… Pavese e Calvino come no?… ho speranza?… Sai una cosa? tanto per metter a braccetto arte e redazione… prima o poi te la faranno una mostra come si deve in un posto come si deve… il tuo catalogo… non solo anche la scenografia mi piacerebbe curartela… una foto a campeggiare su copertina e frontespizio… una foto… no… non con il cannello della fiamma ossidrica in mano… troppo retorica… con la canna da pesca… era la pesca a tenerci insieme negli ultimi anni… le sempre più rare battute di pesca… io l’orso che si rintanava nei suoi affanni e glissava le rimpatriate… le levatacce per trovare lontano da Milano le zone magiche per l’amo oppure lo specchio d’acqua più vicino e intimo… il vecchio Idroscalo… e le mattinate di chiacchierate a recuperare il tempo perduto intercorso… ce n’erano di cose da dirsi… di rosse passioni sopite da sfogare… tanto in bianco s’andava perlopiù… non era il carniere a preoccupare era la carne e la vita che di sottecchi ci si infila e la fa fremere…. Può essere vero… l’amicizia è come un diapason… i due rebbi le due vite vibrano all’unisono quando sono in compresenza… anche due rebbi disuguali… che importa…
[La chiave del Volta, cap 4, pp 128-130]
fine
ciao Piero
Piero ritratto da Umberto Pettinicchio